Figura (La signora Ducrey), 1926-1927

Ubaldo Oppi (Bologna 1889 – Vicenza 1942)
Figura (La signora Ducrey)
olio su tela
1926-1927
cm 73 x 58

Considerato uno dei maggiori esponenti del Realismo magico, Oppi ritrae i suoi soggetti immersi in una visione glaciale e incantata della realtà quotidiana immersa in una ambigua magica atmosfera, senza tempo.

Il ritratto della signora Ducrey, pur mettendo in evidenza le forme tornite del décolleté in una posa di aristocratica impassibilità, viene trattato in maniera oggettiva, con gamme di colore fredde, che mettono in evidenza la presenza assoluta e conturbante della realtà psicologica.

Appassionato di disegno, nel 1906 il giovane Oppi si iscrive all’Accademia di nudo di Vienna, attratto dal gruppo della Secessione. Lì conosce il direttore Klimt. Viaggia nell’Est Europa, dalla Germania alla Russia, poi si trasferisce a Parigi, dove frequenta Severini che lo introduce negli ambienti parigini: qui conosce Modigliani e Picasso; al Louvre studia la pittura italiana del Quattrocento.

Dal 1912 Oppi produce una serie di nudi immersi nel paesaggio, in boschi dove il rapporto tra uomo e natura è rappresentato da danze e gruppi di uomini e donne in evidente armonia tra di loro e con l’ambiente. In seguito, l’interesse dell’artista si concentra su soggetti che contemplano la miseria dell’essere umano: la semplicità e l’essenzialità della rappresentazione sono tratti fondamentali di questo ciclo, dominati dalla malinconia dello sguardo e dei gesti dei personaggi, le cui figure sono emaciate, esangui. Le figure femminili, molte delle quali sono riconducibili probabilmente alla modella Fernande Olivier (compagna di Picasso e da lui separatasi perché innamorata di Ubaldo) hanno occhi bistrati e velati di tristezza. Sono gli anni 1913-1914 in cui il tema dominante è un mondo di poveri, di emarginati, di figure sole e tristi, che lasciano trasparire l’oppressione e la rassegnazione.

Con la fine del conflitto ha inizio la seconda grande stagione di Oppi. Il pauperismo della prima stagione si addolcisce intorno al 1919: una nuova serenità permea la sua pittura quando conosce Adele Leoni, detta Dhely, che sposerà nel 1921; il suo nome apparirà spesso nei dipinti dell’artista.

La coppia si trasferisce a Milano ma la sua pittura ormai è riconosciuta a livello internazionale.

Nel 1922 Oppi è tra i sette fondatori del Novecento Italiano raccolto intorno alla critica d’arte Margherita Sarfatti. La fama di Oppi cresce in Italia e all’estero.

L’ultima stagione ha inizio nel 1932 e coincide con il suo ritiro a Vicenza; una crisi mistica avvicina Oppi alla pittura religiosa. È il ritorno definitivo della sua pittura allo spirito classico.